Google

Google è in cerca di nuovi standard, questa volta tocca al pennino, non più un accessorio di nicchia per i professionisti.

I pennini hanno fatto la storia di Wacom, dei surface book, dei Galaxy Note mostrandosi molto più che un prolungamento delle nostre dita.

La precisione, il dettaglio, differenziano la qualità del prodotto e l’utilizzabilità per tempi prolungati.

L’idea di Google

L’azienda di Mountain View ha pensato di mettere in campo una innovazione che renda possibile utilizzare un pennino indifferentemente dallo smartphone a nostra disposizione.

È una scena già vista; il sistema operativo Android, gli smartphone che condividono lo stesso sistema, le prese micro USB utilizzate su tutti gli smartphone, si potrebbe andare avanti all’infinito e capire che gli standard ci hanno salvato in diverse situazioni.

In commercio esistono decine di tecnologie per il rilevamento della posizione e della pressione locale, dalla collaborazione di Wacom, Intel e Synaptics è nato Universal Stylus Initiative; un progetto, in cui è inclusa anche Google, con l’obiettivo mettere a disposizione dei protocolli che permetteranno a molti produttori di costruire penne standard e perfettamente funzionanti su tutti i dispositivi.

I benefici sono molteplici:

  • affidabilità e immunità ai disturbi
  • compatibilità estesa
  • utilizzo simultaneo con altre penne sullo stesso dispositivo

I pennini USI garantiscono un tratto inconfondibile, sono costituiti da un accelerometro inerziale a 7 assi e da un sensore da 4096 livelli di pressione; le informazioni vengono comunicate al dispositivo via wireless.

Lo smartphone immagazzina quindi pressione e inclinazione dalla penna mentre dal digitalizzatore touch-screen la posizione assoluta.

Dal punto di vista di utente ritengo questi sviluppi molto validi; una tecnologia aperta garantisce un supporto non indifferente, che neanche i più grandi colossi possono gestire.

Un aspetto positivo, ancora non noto, riguarda la possibilità di portare nel mondo open source tutte le certificazioni e i driver necessari per lo sviluppo; d’altronde cosa sarebbe Android senza open-source?

Via: universalstylus