Samsung Galaxy Note 7 passerà alla storia come uno dei più grandi flop della casa coreana, un dettaglio rilevante che costringerà l’azienda  a smaltire definitivamente ben 3 milioni di dispositivi comportando costi ingenti.

Il dis-assemblaggio dei prodotti provoca inevitabilmente un effetto negativo sull’ambiente, così come la stessa produzione. Basti pensare quanta energia e quante materie prime sono state necessarie per realizzare un progetto simile, l’ambiente non può che risentirne.

A seguito della scelta di Samsung di ritirare definitivamente Samsung Galaxy Note 7 dal mercato mondiale, nella giornata di ieri, l’organizzazione ambientale Greenpeace si è fatta avanti cercando di esortare il produttore coreano a trovare una via alternativa allo smaltimento dei prodotti.

greenpeace

Samsung deve trovare una soluzione per riutilizzare le materie prime ed i metalli rari – oro, palladio, tungsteno e cobalto – utilizzati all’interno del Samsung Galaxy Note 7, cercando di riciclare i materiali per un possibile impiego sui nuovi dispositivi in produzione come Galaxy S8.

Ed è proprio in giornata che è arrivata la risposta da parte del produttore:

“We recognize the concerns around the discontinuation of the Galaxy Note 7 and are currently reviewing possible options that can minimize the environmental impact of the recall in full compliance with relevant local environmental regulations,”

Tradotto:

“Riconosciamo le preoccupazioni derivanti dalla sospensione del Galaxy Note 7 e stiamo esaminando le possibili opzioni che possono ridurre al minimo l’impatto ambientale del richiamo, nel pieno rispetto delle pertinenti normative ambientali locali”.

 

Il ruolo di Samsung nei confronti del Galaxy Note 7 non è quindi da considerare storia passata, non per un prodotto che per ora è costato all’azienda un dispendio di ben 19 miliardi di dollari, cifre che continueranno a crescere.

 

Fonte: SamMobile