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Telegram, il servizio di messaggistica istantanea erogato senza fini di lucro dalla società avrebbe subito un tentativo di corruzione da parte del dipartimento americano.

La nota applicazione dal 2013 garantisce un servizio di messaggistica istantanea che include messaggi privati, di gruppo, canali e bot a costo zero e gode di un ampio supporto su diversi sistemi operativi, il tutto personalizzabile grazie alle API disponibili per gli sviluppatori.

Il CEO di telegram dichiara di aver ricevuto delle pressioni da parte dell’FBI e diversi tentativi di corruzione dei suoi sviluppatori.

L’accaduto risale a un anno fa più precisamente nei primi giorni del mese di giugno quando Durov, il fondatore, insieme ai programmatori del servizio si trovavano negli Stati Uniti per una visita.

Cosa ha raccontato il fondatore di Telegram?

Pochi giorni fa Pavel Durov ha denunciato l’accaduto sul suo profilo twitter per rispondere a un messaggio dicendo: Durante la visita del nostro team di 1 settimana negli Stati Uniti l’anno scorso abbiamo avuto due tentativi di corrompere i nostri devs dalle agenzie degli Stati Uniti più la pressione su di me da parte del FBI”

Si possono facilmente immaginare gli interessi derivanti dall’acquisizione delle chat private degli utenti, un concetto che non si concilia con la filosofia dei gestori di Telegram, il servizio di messaggistica si basa infatti su una crittografia end-to-end, un protocollo messo a disposizione dal socio Nikolai che non consente neanche ai proprietari di poter decifrare il significato delle chat.

La possibilità di poter ottenere dati sensibili per controllare la sicurezza potrebbe essere anche un diversivo per poter immagazzinare le informazioni private degli utenti e poterle vendere.

Personalmente ritengo che la privacy sia più importante del controllo delle chat a scopo di fare sicurezza, sconsiglio così come Durov di portare qualunque informazioni personale su social network o servizi di messaggistica crittografati da Signal (WhatsApp e Facebook)

Via : sputniknews